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    Biogem correla esposizione a pesticidi con alterazione degli ormoni tiroidei

    Nel mondo in cui viviamo siamo costantemente esposti a contaminanti ambientali che sono concausa di diverse patologie umane, quali malattie endocrino-metaboliche e tumorali, perché alterano i livelli di ormoni e la loro attività. Per questo sono definiti interferenti endocrini (EDCs) e includono composti quali le diossine, i bisfenoli ed anche diversi pesticidi utilizzati nella normale prassi agricola. Lo si evince da una ricerca del laboratorio ‘Geni e Ambiente’ di Biogem, diretto dalla professoressa Concetta Ambrosino, relativa agli effetti di pesticidi organofosfati e carbammati sulla salute endocrino-metabolica, e confluita in un articolo intitolato ‘Peripheral T3 signaling is the target of pesticides in zebrafish larvae and adult liver’ pubblicato sulla rivista “Journal of Endocrinology”. “In questo studio” - spiega il dottore Marco Colella- “abbiamo valutato gli effetti dell'esposizione embrionale e di lunga durata a pesticidi, come l’etilene-tiourea (ETU) e il clorpirifos (CPF) o delle loro combinazioni, sul metabolismo e sulla segnalazione intra-tissutale degli ormoni tiroidei’’. ‘’La ricerca transgenerazionale – chiarisce Colella - è stata condotta su modelli animali innovativi, tra i quali lo zebrafish, in diverse fasi dello sviluppo’’. ‘’A livello epatico, in particolare, è stata riscontrata una steatosi, con incidenza diversa tra maschi e femmine, anche a seconda della quantità di ormone tiroideo attivo (T3) presente nel fegato’’. ‘’Dati di maggior rilevanza – precisa infine Marco Colella- sono stati osservati sui figli di genitori esposti (generazione F2), quindi, non direttamente esposti al pesticida’’, confermando che ‘’i risultati conseguiti potrebbero spiegare gli effetti pleiotropici e sito-dipendenti dei pesticidi stessi’’.

     

    Ettore Zecchino

    Predittori molecolari e cellulari di risposta all’immunoterapia nel seminario UniNa con Francesca Ciccarelli

    Un recente studio, rivolto ai molti pazienti oncologici afflitti da resistenza primaria o acquisita all’immunoterapia, sarà alla base del prossimo seminario di Biologia Computazionale dell’Università di Napoli Federico II, sponsorizzato da Biogem. Ne parlerà Francesca Ciccarelli, professoressa di Genomica del Cancro al King’s College di Londra, che, con il suo gruppo di ricerca, ha sviluppato una profilazione integrata molecolare e cellulare del tessuto canceroso e del microambiente tumorale associato, prelevati da pazienti trattati con immunoterapia.

    Scopo dello studio è andare oltre il Tumour Mutational Burden (TMB), attualmente uno dei pochi predittori di risposta approvati in ambito clinico, che ha condotto all’approvazione da parte della FDA (Food and Drug Administration) americana, dell’immunoterapia per tutte le forme di cancro con più di 10 mutazioni per coppie di megabasi, a prescindere dal sito di origine. Eppure il TMB manifesta delle evidenti limitazioni. Per esempio, solo il 50% circa dei cancri al colon retto con un fenotipo ipermutato manifestano una risposta duratura.

    Nella sua lezione, la professoressa Ciccarelli, attualmente anche Group Leader al Francis Crick Institute di Londra, mostrerà come l’integrazione di diversi livelli di informazione cellulare e molecolare possa fornire una migliore classificazione dei pazienti, in vista dell’intervento clinico.

     

    LOCANDINA

     

    Ettore Zecchino

    Studio Biogem ipotizza nuovi collegamenti tra ormoni tiroidei ed invecchiamento ovarico

    L’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo potrebbero influenzare la funzionalità della riserva ovarica, determinando l'infertilità femminile. A evidenziare questo collegamento sono varie ricerche bibliografiche, eseguite dal laboratorio “Geni e Ambiente” di Biogem, diretto dalla professoressa Concetta Ambrosino, con la partecipazione della post-doc Danila Cuomo, della Texas A&M University, e confluite in un articolo, dal titolo “Thyroid Hormones and Functional Ovarian Reserve: Systemic vs. Peripheral Dysfunctions”, pubblicato sulla rivista ‘Journal of Clinical Medicine’. Nella pubblicazione, a prima firma Marco Colella, sono riassunte, in particolare, le conoscenze sul ruolo degli ormoni tiroidei (THs), e sull’azione che esercitano nel controllo dell'invecchiamento ovarico.“Fattori genetici e non genetici, come l'invecchiamento, e fattori di stress ambientali (basso apporto di iodio, esposizione a interferenti endocrini)” – sottolinea Marco Colella – “possono alterare la sintesi di Tiroxina (T4) e di Triiodotironina (T3) da parte della tiroide, mentre il livello periferico di T3 viene controllato da enzimi tessuto-specifici (deiodinasi), recettori e trasportatori, che garantiscono l'omeostasi dei livelli di ormone nei diversi organi”.‘’Dall’analisi critica degli articoli presi in esame – afferma infine Marco Colella - emerge la necessità di uno sforzo maggiore per sviluppare modelli animali innovativi, tra i quali lo zebrafish (Danio rerio), grazie ai quali poter comprendere il ruolo degli ormoni tiroidei nella fertilità e nell’invecchiamento ovarico precoce’’.

     

    Ettore Zecchino

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