Invito alla lettura

    ''Zitto e calcola!''

    ''Zitto e calcola!''

    Ispirato, sin nel titolo, al celebre motto del fisico americano David Mermin, “Zitto e calcola!” (editore Eurilink University Press) è il condensato e insieme lo sviluppo di un corso introduttivo alla meccanica quantistica svolto un paio di anni fa a Biogem dal professore Antonio Ereditato. Nella versione scritta il fisico napoletano non perde mai il suo straordinario smalto divulgativo, anche se, la molto minore interattività del percorso suggerito e l’obbligo di una sintesi stringente, rendono l’opera adatta a ‘studenti’ principianti e curiosi, ma ancora più volenterosi di quelli presenti nell’Aula Magna ‘Emanuele’ dell’Istituto arianese.
    Ereditato parte citando il Premio Nobel Richard Feynman, con il suo proverbiale scetticismo sulla capacità umana di comprensione della meccanica quantistica, ma, più che per ‘mettere le mani avanti’, lo fa per comunicare da subito al lettore lo stupore che una simile rivoluzione scientifica suscita continuamente in un fisico di lungo corso come lui. Ecco quindi emergere una prima, simpatica contraddizione tra lo scienziato che nega alla meraviglia lo status di fine della ricerca, riservato ai poeti, secondo la celebre e richiamata citazione di Giambattista Marino, e il suo malcelato approccio di 'rapito stupore' per un tema di indicibile fascino. Si tratta, comunque, di un’occasionale debolezza, riscattata da una disamina, scrupolosa fino al puntiglio, degli ‘elementi di una nuova scienza’, spiegati con molti concetti, ma con pochissima filosofia, e con l’indispensabile ricorso al minimo sindacale di formule matematiche. L’incedere, ed ecco una solo apparente seconda contraddizione, è invece, compiutamente storicistico. Uno dei valori aggiunti del libro, calcoli a parte, è infatti la capacità del professore Ereditato di collocare storicamente la meccanica quantistica, a valle di due precedenti e ancora valide rivoluzioni scientifiche, quella galileiana-newtoniana-maxwelliana e quella einsteiniana. Magistrale appare, inoltre, la capacità di far comprendere al lettore-alunno i punti di contatto tra il vecchio e il nuovo e, soprattutto, le pieghe e gli interstizi nei quali si è inserita in maniera travolgente la nuova fisica dei quanti. Una teoria che Ereditato immediatamente promuove come l’unica in grado di spiegare il mondo sub-atomico, sempre più alla base della fisica nell’ultimo secolo. A questo dato concettuale il professore arriva attraverso una puntuale ricostruzione storica del fenomeno, utilissima al profano per mettere ordine in una materia spesso solo ‘masticata’. L’opera diventa quindi una cavalcata lungo alcuni decenni, cruciali per la fisica, dai primi, incerti pronunciamenti del ‘fondatore’ Max Planck, conservatore e timorato di Dio, quasi frenato nel suo percorso e spaventato dalle sue stesse intuizioni, all’accettazione parziale di un ammirato, ma altrettanto terrorizzato Albert Einstein. Lo scienziato simbolo del Novecento morirà convinto erroneamente di aver arginato gli sviluppi più ‘estremi’ della teoria dei quanti, ma la palma della vittoria toccherà a Niels Bohr, suo interlocutore-rivale e capostipite della mitica scuola di Copenaghen, fucina dei più grandi fisici quantistici del mondo.
    In generale, quest’ultimo lavoro del professore Ereditato dà il meglio di sé quando riesce ad abbracciare, in pagine memorabili, l’incedere storico della nuova scienza, nel passaggio dalla vecchia teoria dei quanti alla vera e propria meccanica quantistica, offrendo una panoramica, a volo d'uccello, della scienza dell’atomo, con tutto il suo fascino moderno. Chi l’ha detto, sembra sfidarci Ereditato, che quello in corso è il secolo della biologia? Geni, molecole o enzimi si potranno studiare al meglio solo grazie alla meccanica quantistica. Ed ecco che il secolo della biologia non può che diventare il periodo di nascita e sviluppo della biologia informatico-quantistica. O almeno, questo può pensare un lettore, non calcolatore, ma comunque appassionato.
    Un libro, quindi, meraviglioso nel senso etimologico del termine, nonostante i timori di una perdita di controllo da parte del suo autore, tutt’altro che ‘freddo calcolatore’, come imporrebbe il titolo. Al contrario, il professore Ereditato non raramente abbandona i panni dello scienziato ‘asettico’ e si lascia andare a considerazioni sociologiche, come lo stupore consegnato al lettore per l’asimmetria tra la ‘meravigliosa’ comunità scientifica dei primi decenni del Novecento e la malata società civile contemporanea, incubatrice di tirannie, totalitarismi, razzismi ed immani tragedie belliche. Un approccio che appare un po' ingenuamente fazioso, se consideriamo, a tacer d’altro, l’attivismo di molti scienziati di fama nella stagione nucleare (e un film favorito per gli Oscar 2024 ne dà ampiamente conto). Siamo quindi al cospetto della magnifica utopia di uno scienziato, innamorato della sua materia di studio e dei suoi protagonisti-eroi.
    A questo proposito, verrebbe da chiedere al professore Ereditato se le meraviglie dell’infinitamente piccolo mondo subatomico siano state in grado di eguagliare, nel suo cuore, i palpiti emotivi procuratigli dalle immensità del cosmo, studiate per gran parte della carriera. A noi sembra proprio di sì, e, per questo, ci spingiamo a chiedergli un bis, magari per comprendere fino in fondo il contributo della meccanica quantistica alla straordinaria rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo e, perché no, per proiettarci verso quell’intelligenza artificiale che è già tra noi, ma, probabilmente, ancora ad uno stadio fetale della sua evoluzione.

     

    Ettore Zecchino


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