Un lungo reportage sulla pandemia da leggere come un audio-libro, tanto incalzante nel ritmo, quanto preciso e scorrevole nei contenuti. E’ questo e molto altro ‘Cronache della pandemia. Storia e storie degli anni che hanno cambiato la nostra vita’, del giornalista RAI Daniele Morgera (editore La Bussola). Una pubblicazione utilissima al lettore ‘generalista’, per la straordinaria valenza divulgativa e, non raramente, anche informativa, grazie ai numerosi inediti estrapolabili dalla lunga pagina ‘cronachistica’, e, soprattutto, dalle otto interviste esclusive che chiudono il volume. Un lavoro, tuttavia, sicuramente consigliabile anche al lettore specializzato o all’addetto ai lavori, per la straordinaria capacità di sintesi espressa, capace di scolpire con sicurezza e affidabilità tutti i punti fermi raggiunti dalla scienza in merito alla natura e alle caratteristiche del famigerato COVID-19. E, più ancora, grazie all’abilità dell’autore nel far dialogare tra loro uomini e donne di scienza, alla ricerca di un minimo comune denominatore possibile tra ‘cervelli’ della stessa o di diverse discipline. Un approccio nitidamente biculturale, pur focalizzato sulla ricerca virologica.
Nel libro è rispecchiato in pieno il consolidato talento cronachistico dell’autore, capace di spaziare in tutte le dimensioni del giornalismo e in grado, quindi, di trattare il tema pandemico da più punti di vista. Le varie tappe del viaggio a cui ci chiamano le circa 220 pagine di questa galoppata nell’era del COVID portano quindi in tutto il mondo, in una prospettiva autenticamente globale, appannaggio di un esperto inviato RAI, ma, a sorpresa, scavano anche nei nostri ricordi personali. Metaforicamente, per chi facilmente si riconosce in almeno qualcuno dei tanti brandelli di vita vissuta in un tempo che ha visto il mondo unirsi nel dolore e somigliarsi nella sofferenza. Ma anche direttamente, nel ricordo ancora vivido di quanti hanno avuto un coinvolgimento personale nelle vicende narrate.
E’ proprio il caso della comunità di Biogem e del contributo che l’Istituto irpino ha da subito offerto alla comune battaglia contro il virus. Un impegno descritto con sintetica esattezza nei report sui numeri costantemente crescenti delle attività di refertazione giornaliera di tamponi rinofaringei, alla ricerca del COVID-19. Un impegno, al tempo stesso, nobilitato dalla volontà di supporto al territorio manifestata da Biogem, colta in pieno dall’autore e provata dal notevole sforzo di momentanea riconversione ‘scientifica’ del centro di ricerca.
L’Irpinia, e più precisamente la ‘sua’ Ariano, occupa un posto rilevante in questo reportage. Qui Morgera, pur cittadino del mondo, si sente a casa, e, per un attimo, sveste i panni del cronista totalmente asettico, consentendosi valutazioni e opinioni personali, ma ancorando gli uni e le altre a dati di cronaca stringenti. Egli parte da un anelito alla verità che lo porta a ribaltare versioni frettolosamente spacciate per ‘definitive’, nonostante il portato di dolore e incomprensione sottostanti. In particolare, Morgera non esita a censurare implacabilmente il clima di caccia alle streghe troppo spesso respirato a queste latitudini. Un’atmosfera, del resto, percepita anche in contesti molto meno provinciali e, almeno sulla carta, più qualificati. Come gli studi televisivi, dove, in certi momenti e in determinati luoghi, alcuni talk show erano diventati una giungla senza regole, alimentando una cosiddetta infodemia, fortemente stigmatizzata dall’autore.
Lungi dal rassegnarsi a queste, pur sentite considerazioni, Morgera prova ad alimentare la speranza e l’autostima di una comunità nazionale ferita, ma ancora vitale e dinamica. Lo sorreggono, ancora una volta, i tanti chilometri percorsi realmente o metaforicamente nella sua attività lavorativa, sempre alla ricerca di storie. Per fortuna, spesso edificanti. Dall’abnegazione del personale medico, alla generosità dei singoli, alla rapidità nella risposta al virus di una comunità scientifica capace di decuplicare gli sforzi e di realizzare vaccini efficaci in tempi record (illuminante, in quest’ottica, il colloquio avuto dall’autore con il siciliano Andrea Carfì, Responsabile della divisione Malattie Infettive di Moderna). L’ottimismo di fondo che l’autore vuole e riesce ad imprimere al lettore, idealmente sigillato nel capitolo finale del libro in un’intervista esclusiva al Premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, non lo allontana, tuttavia, di un millimetro dalla vocazione all’approfondimento a 360%, tipica dei giornalisti di razza. Fioccano infatti gli interrogativi, talvolta anche conditi di stupore, in merito a tante vicende ancora avvolte in qualche ombra. Dal pasticcio sui continui ritiri del vaccino Astrazeneca, al grave ritardo italiano nel campo delle cure contro il virus. Dall’utilizzo a scartamento ridotto di antivirali e monoclonali, pur giudicati fondamentali per alcune categorie di pazienti, alle inefficienze nell’approvvigionamento di mascherine e di altri presidi sanitari. Dall’assoluta carenza di investimenti nei sistemi di areazione per edifici pubblici e per le scuole (in questo secondo caso è descritto un esempio particolarmente virtuoso nella meridionale Bari), ai mancati investimenti per l’’adeguamento’ dei mezzi pubblici, fino ad interventi piuttosto naif come i banchi a rotelle destinati agli alunni nei plessi scolastici e largamente inutilizzati. Ancora, e, soprattutto, l’incomprensibile rinuncia a sostenere l’avventura di un vaccino tutto italiano, pur intrapresa con slancio da due player consolidati come ReiThera e Takis.
Pagine di cronaca talvolta inedite, spesso originali, sempre accattivanti, che anticipano la seconda parte del libro, dedicata all’approfondimento scientifico, grazie a ben otto interviste esclusive ad altrettanti protagonisti della comunità scientifica, tutti in prima linea nella battaglia contro il COVID-19. Il già citato Giorgio Parisi è qui in buona compagnia e chiude una galleria di personaggi che si apre con l’ex mister EMA (European Medicines Agency), Guido Rasi, sincero, tra l’altro, nel mettere in luce i notevoli deficit comunicativi dell’agenzia continentale del farmaco. Un’onestà intellettuale che sembra emergere da tutti i contributi sollecitati da Morgera, come spesso si rinviene nelle migliori interviste. Da quella con Walter Ricciardi, superconsulente del Ministro per la Salute, Roberto Speranza, che non esita ad attribuire alle indecisioni della politica (ma non del ‘suo’ ministro), la responsabilità del forte impatto sull’Italia della seconda e terza ondata virale. In altro senso, colpisce il chiaro sospetto anti-cinese del Presidente dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e virologo di fama, Giorgio Palù, che, forse in leggera controtendenza rispetto al grosso della comunità scientifica, afferma di non potere escludere, allo stato attuale delle conoscenze, che l’ormai famigerato Istituto di Virologia di Wuhan possa essere il luogo di origine della pandemia.
Si vola alto anche con gli interventi di due grandi protagonisti della lotta al COVID-19, l’epidemiologo Massimo Ciccozzi e il ‘sommo sacerdote’ della Prevenzione Sanitaria, Giovanni Rezza, pronti ad offrire all’autore preziosi input in materia scientifica e politico-sanitaria. Con il professore e clinico Francesco Cognetti, chiamato in causa da Morgera per il suo ruolo decisivo nel consentire l’allargamento ai pazienti oncologici del diritto alla priorità negli itinerari vaccinali, si apre infine, la pagina del futuro riservato ai preparati ad mRNA messaggero, massicciamente usati contro il COVID-19. Un capitolo abbozzato da Cognetti e poi sviluppato dal Direttore Scientifico dell’IRCCS ‘Istituto Nazionale Tumori Regina Elena’ di Roma, Gennaro Ciliberto. A lui dobbiamo, in particolare, la capacità di farci intravedere un vero cambio di passo nella difficile lotta al cancro, grazie ai vaccini ad mRNA e ai recenti studi sulla possibilità di trasportarli in maniera mirata all’interno dell’organismo umano.
Alti e bassi di un sistema sanitario popolato da eccellenze, ma troppo spesso non supportato dalla sensibilità di una politica che presto dimentica e che, sembra ammonire Morgera, passata l’emergenza, appare incapace di apprenderne le lezioni più importanti. Una sanità, quindi, che, lungi dall’essere stabilizzata in un nuovo percorso virtuoso, presenta l’alto rischio di ricadere in una malattia cronica, alimentata da scarsi o inappropriati investimenti e da una soffocante e zavorrante burocrazia. Deficit e inadeguatezze che, forse, spiegano bene alcuni dati, altrimenti incomprensibili nella loro durezza (come il numero dei morti da COVID-19 in Italia, percentualmente superiore a quello di altre realtà a noi omogenee).
Inefficienze e negatività alle quali Daniele Morgera contrappone l’arma di una conoscenza sempre più diffusa, capace di generare consapevolezza collettiva e di farsi pungolo permanente per chi è chiamato a decidere. In fondo, l’essenza del migliore giornalismo, meritevole di sostegno e di lettori, anche quando si sdoppia in corso d’opera e si congeda come un magistrale saggio di divulgazione scientifica.
Ettore Zecchino