Il 2 agosto 2021 sulla prestigiosa rivista Nature è stato pubblicato un 'review article' sui ruoli emergenti degli organoidi nello studio dell'infezione da SARS-CoV-2. Sono stati esaminati, in particolare, i benefici degli organoidi nello studio della fisiopatologia indotta da SARS-CoV-2, e nella previsione degli esiti terapeutici.
La gestione clinica dei pazienti con COVID-19 si concentra principalmente sul miglioramento dei sintomi, sul supporto della funzione polmonare, sulla prevenzione di un improvviso aumento acuto delle citochine circolanti, e sul controllo delle infezioni. Rimane, tuttavia, poco compreso come il background genetico dei pazienti con COVID-19 possa influenzare la gravità dei sintomi. Età, sesso, stile di vita e differenze demografiche possono infatti modulare l'espressione del recettore virale e altri determinanti sconosciuti, che, a loro volta, contribuiscono alla gravità della malattia e alla risposta terapeutica. Queste informazioni dovrebbero, quindi, essere integrate nei saggi SARS-CoV-2 convenzionali e nei modelli COVID-19, per facilitare lo screening di farmaci antivirali e anticorpi, e prevedere le risposte terapeutiche.
In questo articolo è emersa la versatilità degli organoidi basati su hPSC e ASC per compensare le carenze dei test attuali. Per hPSC si intendono organoidi derivati da cellule staminali embrionali umane (ESC) o cellule staminali umane pluripotenti indotte dall'uomo (hiPSC). Le ASC sono definite come cellule rare, per lo più quiescenti e multipotenti, che si trovano nei tessuti adulti, in grado di auto-rinnovarsi a lungo termine, di generare tipi cellulari intermedi (progenitori), con un potenziale di autorinnovamento limitato, e di differenziarsi in cellule tessuto-specifiche. I test sugli organoidi possono fornire preziose informazioni sulle interazioni intermolecolari tra proteine virali e recettori dell'ospite, e determinare l'efficacia degli anticorpi neutralizzanti da individui vaccinati. In questo modo, gli organoidi potrebbero accelerare la valutazione preclinica e quella dell'efficacia negli studi clinici. Incoraggia la produzione di organoidi delle cellule immunitarie da hiPSCs160, poiché la presenza di cellule T, cellule B e macrofagi nei sistemi organoidi potrebbe migliorare la valutazione del vaccino in futuro. Inoltre, gli organoidi isogeni multitessuto di singoli donatori e pazienti consentono una solida valutazione molecolare della vulnerabilità dei singoli pazienti e potrebbero prevedere risposte terapeutiche nei pazienti con COVID-19 in forma severa.
Concludendo, si prevede che la combinazione dei test attuali con organoidi complessi continuerà a migliorare la ricerca e il trattamento del COVID-19 e fornirà preziose lezioni anche per lo studio di altre malattie virali.
Alessia Maria Cossu- PhD Biogem