Nell’ambito dell’emergenza sanitaria legata all’infezione da SARS-CoV2 è molto importante individuare trattamenti terapeutici volti a ridurre gli effetti acuti che il virus induce, in particolare a livello polmonare. A tal proposito, la Covid 19 Scientific Task Force del Grande Ospedale Metropolitano ‘Bianchi-Melacrino-Morelli’ di Reggio Calabria, in collaborazione con l'Università di Tor Vergata, ha evidenziato i significativi effetti terapeutici dell’adenosina, somministrata per via aerosolica ad alto flusso e bassa tensione di ossigeno, in pazienti ospedalizzati con danno polmonare infiammatorio correlato al Covid 19. L’adenosina (9-β-D-ribofuranosiladenina) è una molecola endogena, antinfiammatoria, prodotta in seguito a morte cellulare dopo la degradazione di adenosina trifosfato (ATP) mediante specifici enzimi; essa è in grado di spegnere l’infiammazione e indurre i necessari processi di riparazione dei tessuti danneggiati. Nei pazienti Covid 19, in cui si verifica probabile ischemia, si ha la morte delle cellule polmonari che, liberando ATP azionano il processo infiammatorio e innescano una cascata citotossica. Nel polmone la capacità fisiologica dell'ossigeno di inibire la formazione di adenosina non consente di contrastare il processo infiammatorio. Ad oggi, i pazienti sono trattati con diversi farmaci quali il Tocilizumab, il Canakinumab, il Junus Kinase inhibitor o il cortisone, ma la loro efficacia non è supportata da sufficienti prove scientifiche. Generalmente, l’adenosina è somministrata per via endovenosa, ma può causare effetti collaterali a livello cardiaco. I dottori Pierpaolo Correale (Direttore UOC di Oncologia Medica, Azienda ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria), e Massimo Caracciolo (Responsabile UOSD Terapia Intensiva Postoperatoria- Azienda ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria), in collaborazione con il dottore Sebastiano Macheda (Responsabile UOC Anestesia Rianimazione- Azienda ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria), per ovviare all'effetto negativo legato alla modalità di somministrazione della molecola, hanno ipotizzato di introdurre il farmaco per via aerosolica, così da localizzarlo solo a livello polmonare. Gli studi pubblicati, “Therapeutic effects of adenosine in high flow 21% oxygen aereosol in patients with Covid-19- pneumonia“, sulla rivista Plos One, e “ Efficacy and effect of inhaled adenosine treatment in hospitalized Covid-19 patient”, accettata su Frontiers in Immunology, (che vede anche Biogem tra i partner scientifici) hanno fornito un'analisi retrospettiva di pazienti ospedalizzati con danno polmonare infiammatorio correlato al Covid 19, trattati con adenosina nebulizzata. Lo scopo del loro studio è stato ripristinare la segnalazione dei recettori dell'adenosina A2 e, quindi, di garantire nuovamente la protezione del tessuto polmonare sano, anche in presenza di ossigenazione continua. A tal proposito, sono stati reclutati pazienti ospedalizzati, con un'età media compresa tra i 19 e i 57 anni, positivi all'espressione di SARS-Cov-2 ed autorizzati a ricevere un trattamento salva vita off-label con adenosina inalata, erogata mediante l’utilizzo di un dispositivo ad alto flusso, al 21% di O2. Alcuni di questi pazienti avevano ricevuto, in precedenza, un trattamento con diversi farmaci ma senza trarne beneficio. Inoltre, i risultati ottenuti sono stati confrontati con un gruppo controllo di pazienti ospedalizzati non trattati con adenosina, ma che avevano analoghe caratteristiche. Nello specifico, il trattamento con adenosina consisteva nella somministrazione del farmaco mediante aerosol (9 mg di adenosina, Krenosin) ogni 12 ore per le prime 24 ore, e ogni 24 ore per 4 giorni. È stato ipotizzato che l'adenosina, somministrata in condizioni di ipossia e per via aerosolica, potrebbe avere effetti positivi relativi all'omeostasi del processo infiammatorio, quali: i) ripristinare un'adeguata risposta immunitaria virus-specifica, precedentemente attenuata dalla tempesta infiammatoria; ii) esercitare un effetto anti-virale diretto sull'ospite mediato lungo la via A2R; iii) convertire l'adenosina intracellulare in metaboliti pro-apoptotici (come deossi-adenosina / deossi-ATP) in alcune cellule infette (quest'ultima caratteristica dovrebbe essere approfondita in studi futuri). In questa luce, vi è un'ampia concordanza sul fatto che il danno meccanico al polmone associato alla ventilazione attiva può essere affiancato al danno polmonare indotto da SARS-CoV-2.
I risultati clinici del trattamento sono stati molto promettenti, considerando che i sintomi dei pazienti, tra i quali insufficienza respiratoria grave, febbre, astenia, cefalea, sono diminuiti entro quattro giorni dall'inizio della cura. Gli effetti positivi del farmaco sono stati supportati anche da uno studio di imaging radiologico, i cui risultati hanno mostrato un significativo miglioramento dei segni di polmonite interstiziale polmonare. Sulla base di tali dati, l'intuizione dei dottori Correale, Caracciolo e Macheda sulla somministrazione di adenosina aerosolica indirizzata direttamente al polmone, potrebbe portare ad un rapido miglioramento delle condizioni generali dei pazienti.
Alessia M Cossu, PhD Biogem