Un nuovo vaccino a base proteica è stato sviluppato dalla società di biotecnologie Novavax, a Gaithersburg, nel Maryland (USA). Sebbene queste tipologie di vaccino non siano ancora ampiamente utilizzate per il COVID-19, i dati degli studi clinici in fase avanzata finora sembrano promettenti. D’altra parte, a differenza delle tecnologie relativamente nuove, su cui si basano le iniezioni di mRNA e del vettore virale COVID-19, i vaccini proteici sono stati utilizzati per decenni contro epatite, fuoco di Sant'Antonio e altre infezioni virali. Per suscitare una risposta immunitaria protettiva, questi forniscono proteine, insieme ad adiuvanti che stimolano l'immunità, direttamente alle cellule di una persona.
Nel dettaglio, NVX-CoV2373 è un esempio di vaccino nanotecnologico proteico ricombinante da inserire negli studi clinici sull'uomo, ed è stato costruito a partire dall'intera lunghezza del SARS-tipo ‘selvaggio’ (ceppo di un virus naturale e non mutato). La glicoproteina spike di CoV-2 e la tecnologia delle nanoparticelle ricombinanti di Novavax Inc. sono state brevettate con l'adiuvante Matrix M, una particella di matrice adiuvante a base di saponina, formata dalla formulazione di Quillaja saponaria Molina, con colesterolo e fosfolipidi, per migliorare la risposta immunitaria. La tecnologia delle nanoparticelle ricombinanti Novavax ha generato un antigene derivato dalla glicoproteina spike SARS-CoV-2, che media un attacco virale ai recettori dell'enzima di conversione dell'angiotensina umano 2 (hACE2) all'ingresso delle cellule dell'ospite. Il sistema immunitario è quindi stimolato a produrre anticorpi neutralizzanti, risultati quattro volte superiori rispetto a quanto emerso nel siero dei pazienti convalescenti con COVID-19. Gli studi clinici sull'uomo presentano inoltre effetti collaterali e reattogenicità sistemica solo da lievi a moderati.
I vaccini basati sulla nanotecnologia risultano essere semplici da progettare, da sintetizzare o aumentare di volume rispetto agli approcci vaccinali tradizionali (ad esempio, ceppi inattivati e attenuati dal vivo). La nanotecnologia ha quindi un grande potenziale per affrontare l'epidemia di COVID-19 e può essere cruciale per prevenire nuove epidemie.
La certezza delle differenze tra un vaccino a mRNA (Pfizer-Moderna) e un altro, di tipo proteico, si avrà, comunque, solo dopo il completamento di opportuni studi di confronto.
Alessia Maria Cossu - PhD-Biogem