I seminari di Biogem

    Una strada per la comprensione dei meccanismi alla base del declino cognitivo in pazienti affetti da neuropatie potrebbe essere percorsa studiando, con approccio multidisciplinare, i casi di patologia renale ad esso collegate. Lo spera il professore Davide Viggiano, Coordinatore del Laboratorio di Nefrologia Traslazionale di Biogem, che tratterà l’argomento nel corso del prossimo seminario dell’Istituto irpino. La lezione, dall’annunciato taglio divulgativo, sarà fruibile online mediante la piattaforma libera GoToMeeting ( https://meet.goto.com/471102029 )ed è in programma giovedì 28 aprile, alle ore 16:00. 

    Si partirà, dunque, da una rapida analisi del cervello umano, composto da circa 100 miliardi di neuroni e da un numero mille volte maggiore di connessioni sinaptiche, apparentemente non tutti necessari, tanto che per l’insorgenza di una sintomatologia occorre la compromissione di ampie regioni cerebrali. 
    ‘’Malattie dovute alla perdita di neuroni come l'Alzheimer si sviluppano –precisa il professore Viggiano - in molti anni, e, generalmente, quando compaiono i primi sintomi, sono già presenti alterazioni macroscopiche del cervello’’. 
    ‘’L’assenza di test ematici che indichino la presenza di patologie neurovegetative – prosegue Viggiano - rende quasi impossibile lo studio delle loro prime fasi, mentre gli animali che dovrebbero mimarle, indirizzandoci verso nuovi farmaci, hanno caratteristiche molto differenti dalla malattia umana’’. ‘’Gli esperimenti basati su cellule ‘in coltura’ hanno invece durate sperimentali di giorni, e mal si adattano a descrivere patologie croniche e lentissime come l'Alzheimer’’. 
    ‘’Nel corso degli anni – chiarisce Viggiano - abbiamo osservato che una larga fetta dei pazienti con malattie renali presenta alterazioni della memoria e di altre funzioni mentali’’ e ‘’benchè il meccanismo sia differente dall'Alzheimer, questa entità clinica, che chiamiamo deterioramento cognitivo da malattia renale, offre la possibilità di osservare le alterazioni cerebrali ai primissimi stadi’’. 
    ‘’L’alterazione della funzione renale – spiega Viggiano - è spesso nota agli esordi, e i modelli animali hanno esattamente gli stessi sintomi degli esseri umani, mentre il nefrologo ha la possibilità unica di poter cambiare in toto la composizione del sangue (plasmaferesi, dialisi)’’. 
    Si offre così, nell’auspicio finale di Davide Viggiano, ‘’una possibilità terapeutica poco esplorata agli esordi delle patologie neurodegenerative’’.

    Ettore Zecchino

     

    Sarà il legame tra malattie renali e funzione cerebrale nel corso dei secoli e negli studi più recenti l’oggetto del prossimo appuntamento seminariale presso il centro di ricerca scientifica irpino, in programma nella modalità in videoconferenza sulla piattaforma GoToMeeting( LINK: https://meet.goto.com/660272885 ). Ne parlerà il professore Giovambattista Capasso, nefrologo di fama internazionale, attualmente direttore scientifico di Biogem. Si partirà dall’analisi di casi celebri, documentati nella storia della medicina, a partire dal re di Polonia, Stephen Bathory (1533-1586), che soffriva di malattie renali croniche, crisi epilettiche e depressione. Fino a quello, più noto, di Wolfgang Amadeus Mozart, affetto da patologia renale e depressione. Per arrivare, intorno al 1930, al primo report ufficiale di una disfunzione celebrale verificatasi a seguito di una malattia renale. 
    Compito del professore Capasso sarà valutare l’esistenza di un vero e proprio legame tra nefropatie e neuropatie, escludendo la semplice, fortuita coincidenza.
    ‘’Termini come ‘encefalopatia uremica’, ‘sindrome da disequilibrio da dialisi’ e ‘demenza da dialisi’ – anticipa Capasso - definivano disturbi cerebrali che si verificavano in stati uremici avanzati’’. ‘’Dati recenti – continua il professore - suggeriscono che il coinvolgimento cerebrale precoce, come il deterioramento cognitivo lieve (MCI), può verificarsi nelle prime fasi della malattia renale cronica (MCI-CKD), a sua volta dovuta non solo alla riduzione della capacità di filtrazione del rene, ma anche ad altre disfunzioni renali, come la proteinuria’’. 
    ‘’Più in generale, molte (neuro)tossine uremiche potrebbero essere coinvolte nel processo, sebbene al momento il loro effetto sia in gran parte sconosciuto’’. 
    ‘’Sfortunatamente – ammette Capasso - la maggior parte delle attuali osservazioni deriva da dati retrospettivi e non da studi prospettici’’. Sono quindi molte le speranze intorno al progetto europeo CONNECT, guidato proprio dal professore Capasso, e finalizzato a costruire una rete continentale di studiosi di varie branche della medicina, impegnati in una grande sfida, alla ricerca di ‘’utili informazioni sulla patogenesi di molte altre malattie cerebrali’’.

    Ettore Zecchino

    Al via la stagione seminariale 2022 di Biogem

    Sarà l’arianese doc Maria Pannese, Ricercatrice presso l’Istituto Scientifico ‘San Raffaele’ di Milano, ad inaugurare, con una lezione su un possibile approccio terapeutico per la distrofia muscolare facio-scapolo-omerale FSHD,  l’edizione di quest’anno dei seminari di Biogem. Una rassegna dai molti volti, ancora in fase di perfezionamento, imperniata su interventi di natura scientifica tenuti da esperti di alcune tra le più prestigiose istituzioni del settore in Italia (ancora da definire nella loro interezza), ma anche su approfondimenti relativi alle nuove tecnologie. Cruciali saranno, inoltre, le tante giornate dal chiaro intento divulgativo, accessibili dal pubblico a casa, generalmente in programma il giovedì pomeriggio, nella consolidata versione in streaming.

    Se alla dottoressa Maria Pannese, allieva, tra gli altri, di Edoardo Boncinelli, toccherà rompere il ghiaccio, diverse aree di ricerca di Biogem saranno protagoniste della rassegna. A partire dal Laboratorio di Nefrologia Traslazionale, fondato dal Direttore Scientifico dell’Istituto arianese, Giovambattista Capasso, che annuncia ben quattro seminari finalizzati ad accendere i riflettori sulla nuova scienza che studia il rapporto rene-cervello ed altri tre sulle malattie renali rare. 
    Lo stesso professore Capasso ‘esordirà’ il 21 aprile, con una conferenza sul declino cognitivo nei pazienti nefropatici, seguito, sette giorni dopo, dal professore Davide Viggiano, alla guida del gruppo di Neuro-nefrologia di Biogem, che si chiederà se e in che misura, comprendere la mente del paziente renale può risolvere l’enigma del cervello.
    Il mese di maggio si aprirà con il dottore Antonio De Donato (Biogem), impegnato, il giorno 5, in una conferenza sull’imaging dell’attività cerebrale in animali con danno renale. Sempre di giovedì, ma con un salto fino al 26 maggio, è infine previsto un approfondimento sugli stati mentali del paziente renale, da parte della dottoressa Veronica Buonincontri (Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’).

    Convinzione profonda del professore Capasso è la necessità, per un centro di ricerca come Biogem, di un approccio traslazionale nelle proprie attività. Di qui la programmazione di tre ulteriori incontri, tutti nel mese di giugno, sulle malattie renali rare, probabilmente introdotti da un’intervista a un paziente o a un rappresentante delle associazioni di categoria. Si parte, quindi, il giorno 16, con una relazione del professore Francesco Trepiccione, Coordinatore della sezione Malattie rare del Laboratorio di Nefrologia Traslazionale di Biogem, sulle acidosi tubulari. Passando attraverso un focus sulla sindrome di Bardet Biedl, realizzato dalla professoressa Miriam Zacchia dell’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, in programma il giorno 23. Chiude il mese e questo ciclo, la dottoressa Anna Iervolino (Biogem), che parlerà della cosiddetta malattia dei gomitoli rotti, ovvero la glomerulosclerosi segmentale focale.

    Un tema assurto agli onori della cronaca negli ultimi tempi è quello dell’invecchiamento biologico e del paradosso delle cellule immortali. Fresco di palcoscenici televisivi nazionali, il professore Geppino Falco, a Biogem Direttore del Laboratorio di Staminalità e Rigenerazione Tissutale, ne parlerà in un apposito incontro presso l’Istituto arianese, con data ancora da fissare.

    Il mese di luglio non allenterà l’attività seminariale di Biogem, orientata sul tema molto attuale del rapporto tra salute e inquinamento. Sarà quindi in prima linea il Laboratorio di ‘Geni e Ambiente’, guidato dalla professoressa  Concetta Ambrosino, Vice-direttrice scientifica di Biogem, che dovrebbe discettare, il 14 luglio, sul mal da inquinamento, sviscerato attraverso approcci tecnologici e studi su modelli animali. Seguirà, sette giorni dopo, un intervento sulla famigerata ‘Terra dei Fuochi’, da parte della dottoressa Carla Reale (Biogem). La chiusura, prima della pausa estiva e prima di dare spazio al meeting settembrino delle ‘Due Culture’, sarà affidata al dottore Nicola Russo (Biogem) e alla dottoressa Valeria Nittoli (Biogem), impegnati sul tema della manipolazione del genoma nel monitoraggio degli effetti delle modifiche ambientali.

    Ettore Zecchino

    Alcuni tra i più recenti studi clinici sull’aumento di proteine nelle urine, fortemente associato all’insorgenza di malattie renali croniche, saranno presentati nel prossimo seminario di Biogem, in programma in streaming. A parlarne, insieme al direttore scientifico dell’Istituto irpino Giovambattista Capasso, nefrologo di fama internazionale, sarà Luisa Ulloa Severino, che a Biogem ha conseguito la laurea magistrale in Scienze e Tecnologie Genetiche nel 2013. Al centro del suo intervento, introdotto dal professore Gennaro Marino, Responsabile Area Formazione di Biogem, sarà, in particolare, il ruolo dei podociti, una popolazione specializzata di cellule epiteliali, che svolge un compito fondamentale nella regolazione della filtrazione proteica.

    ‘’Diversi gruppi di ricerca, compreso il nostro, annuncia Luisa Ulloa Severino, attualmente Post Doctoral Fellow presso il St. Michael’s Hospital di Toronto, hanno focalizzato la loro attenzione sul complesso proteico YAP/TAZ, che è stato identificato come ‘meccanosensore’, attivato dall'irrigidimento degli organi, e come promotore dell’insorgenza del danno glomerulare’’. Toccherà, quindi, alla dottoressa Ulloa Severino ‘’mostrare come la biomeccanica possa essere considerata un fattore fondamentale nella comparsa della proteinuria, attraverso l’utilizzo della microscopia a Forza Atomica (AFM) in tre diversi modelli murini e in pazienti affetti da glomerulosclerosi segmentaria e focale (GSSF)’’.

    Ettore Zecchino

    Saranno l’identificazione di nuovi target terapeutici nella ricerca su alcuni tipi di cancro e le interazioni di geni e ambiente e prognosi di melanoma, i temi portanti del prossimo seminario di Biogem, in programma lunedì 3 maggio. Protagonisti del meeting i dottori Arturo Orlacchio e Isidora Autuori, entrambi ‘alumni’ del centro scientifico irpino. L’incontro, aperto dai saluti del presidente di Biogem, Ortensio Zecchino, e da quelli del professore dell’’Università degli Studi della Campania, Luigi Vanvitelli’, Fortunato Ciardiello, sarà presentato dal professore Gennaro Marino, responsabile dell’Area Formazione di Biogem.

    Nel corso del convegno, in programma nella consueta modalità in streaming, Arturo Orlacchio, attualmente alla Ohio State University, e in procinto di esordire come research scientist presso la New York University, porrà l’accento sul cancro anaplastico della tiroide (ATC), sul cancro non-a piccole cellule del polmone (NSCLC), e sull’adenocarcinoma duttale del pancreas (PDAC). Patologie accomunate da una particolare aggressività e dalla capacità di sviluppare resistenza alle terapie. Di qui, la necessità di aggiornare sempre lo studio dei meccanismi molecolari che contribuiscono alla trasformazione neoplastica, nonché alla sua progressione, al fine di identificare nuovi target farmacologici da utilizzare nella terapia. E l’attenzione sarà posta, in particolare, sull’inibizione della chinasi SGK1 e del complesso E3-ubiquitina-ligasi CTLH, che costituiscono possibili strategie per migliorare l’efficacia di approcci terapeutici, utilizzati, rispettivamente, nel trattamento del cancro anaplastico della tiroide, e del cancro non a piccole cellule del polmone. Sarà inoltre evidenziato che l’utilizzo di agenti demetilanti consente di potenziare l’effetto dell’immunoterapia in modelli preclinici di adenocarcinoma duttale del pancreas.

    Toccherà invece ad Isidora Autuori, research assistant presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, un focus sul melanoma, uno dei più aggressivi tumori della pelle, generalmente curabile, se diagnosticato in tempo. La dottoressa Autuori renderà infine noto un progetto in corso nell’ambito del ‘Genes, Environment, and Melanoma Consortium’, che mira a determinare le interazioni geni-ambiente attraverso l’identificazione delle caratteristiche genotipiche e fenotipiche del paziente. Condizioni che possono essere associate, con alta probabilità, al melanoma con decorso letale al momento della diagnosi.

    Ettore Zecchino

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