I seminari di Biogem

    Alcuni tra i più recenti studi clinici sull’aumento di proteine nelle urine, fortemente associato all’insorgenza di malattie renali croniche, saranno presentati nel prossimo seminario di Biogem, in programma in streaming. A parlarne, insieme al direttore scientifico dell’Istituto irpino Giovambattista Capasso, nefrologo di fama internazionale, sarà Luisa Ulloa Severino, che a Biogem ha conseguito la laurea magistrale in Scienze e Tecnologie Genetiche nel 2013. Al centro del suo intervento, introdotto dal professore Gennaro Marino, Responsabile Area Formazione di Biogem, sarà, in particolare, il ruolo dei podociti, una popolazione specializzata di cellule epiteliali, che svolge un compito fondamentale nella regolazione della filtrazione proteica.

    ‘’Diversi gruppi di ricerca, compreso il nostro, annuncia Luisa Ulloa Severino, attualmente Post Doctoral Fellow presso il St. Michael’s Hospital di Toronto, hanno focalizzato la loro attenzione sul complesso proteico YAP/TAZ, che è stato identificato come ‘meccanosensore’, attivato dall'irrigidimento degli organi, e come promotore dell’insorgenza del danno glomerulare’’. Toccherà, quindi, alla dottoressa Ulloa Severino ‘’mostrare come la biomeccanica possa essere considerata un fattore fondamentale nella comparsa della proteinuria, attraverso l’utilizzo della microscopia a Forza Atomica (AFM) in tre diversi modelli murini e in pazienti affetti da glomerulosclerosi segmentaria e focale (GSSF)’’.

    Ettore Zecchino

     

    Saranno l’identificazione di nuovi target terapeutici nella ricerca su alcuni tipi di cancro e le interazioni di geni e ambiente e prognosi di melanoma, i temi portanti del prossimo seminario di Biogem, in programma lunedì 3 maggio. Protagonisti del meeting i dottori Arturo Orlacchio e Isidora Autuori, entrambi ‘alumni’ del centro scientifico irpino. L’incontro, aperto dai saluti del presidente di Biogem, Ortensio Zecchino, e da quelli del professore dell’’Università degli Studi della Campania, Luigi Vanvitelli’, Fortunato Ciardiello, sarà presentato dal professore Gennaro Marino, responsabile dell’Area Formazione di Biogem.

    Nel corso del convegno, in programma nella consueta modalità in streaming, Arturo Orlacchio, attualmente alla Ohio State University, e in procinto di esordire come research scientist presso la New York University, porrà l’accento sul cancro anaplastico della tiroide (ATC), sul cancro non-a piccole cellule del polmone (NSCLC), e sull’adenocarcinoma duttale del pancreas (PDAC). Patologie accomunate da una particolare aggressività e dalla capacità di sviluppare resistenza alle terapie. Di qui, la necessità di aggiornare sempre lo studio dei meccanismi molecolari che contribuiscono alla trasformazione neoplastica, nonché alla sua progressione, al fine di identificare nuovi target farmacologici da utilizzare nella terapia. E l’attenzione sarà posta, in particolare, sull’inibizione della chinasi SGK1 e del complesso E3-ubiquitina-ligasi CTLH, che costituiscono possibili strategie per migliorare l’efficacia di approcci terapeutici, utilizzati, rispettivamente, nel trattamento del cancro anaplastico della tiroide, e del cancro non a piccole cellule del polmone. Sarà inoltre evidenziato che l’utilizzo di agenti demetilanti consente di potenziare l’effetto dell’immunoterapia in modelli preclinici di adenocarcinoma duttale del pancreas.

    Toccherà invece ad Isidora Autuori, research assistant presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, un focus sul melanoma, uno dei più aggressivi tumori della pelle, generalmente curabile, se diagnosticato in tempo. La dottoressa Autuori renderà infine noto un progetto in corso nell’ambito del ‘Genes, Environment, and Melanoma Consortium’, che mira a determinare le interazioni geni-ambiente attraverso l’identificazione delle caratteristiche genotipiche e fenotipiche del paziente. Condizioni che possono essere associate, con alta probabilità, al melanoma con decorso letale al momento della diagnosi.

    Ettore Zecchino

    Gli ultimi sviluppi della ricerca sulla sicurezza dei farmaci e la prospettiva concreta di un test diagnostico per malattie epatiche attraverso il respiro, sono gli argomenti prescelti, rispettivamente da Valentina Chiusolo e da Giuseppe Ferrandino, per il seminario di ex allievi Biogem, in programma il prossimo 9 aprile. Si tratta di temi di dirompente attualità, visto il disorientamento ancora forte dell’opinione pubblica per il caso Astrazeneca. L’obiettivo del seminario, introdotto dal direttore scientifico di Biogem, Giovambattista Capasso, e presieduto dal direttore del Centro di Saggio dell’istituto irpino, Edoardo Stradella, è proprio quello di infondere maggiore fiducia nella farmacovigilanza, un'attività che contribuisce fortemente alla tutela della salute pubblica, ma ancora poco nota al grande pubblico, nelle sue dinamiche specifiche. Un’attività condotta ad alto livello da Valentina Chiusolo, che, dopo ulteriori esperienze universitarie a Ginevra, attualmente ricopre il ruolo di safety scientist per vari clienti e diversi prodotti farmaceutici e Rrp (Prodotti a rischio ridotto) per UBC (United Biosorces Corporations). 
    Di più, nell’auspicio del professore Gennaro Marino, direttore dell’area Formazione di Biogem, si cercherà di incoraggiare un collegamento più diretto tra farmacovigilanza e diagnostica clinica. Occasione offerta, in particolare, dagli studi di Giuseppe Ferrandino, approdato a Cambridge come translational scientist presso Owlstone Medical, dopo anni a Yale e a Dresda, sulla possibilità di individuare nel fiato di una persona biomarcatori predittivi di una malattia epatica, come il limonene, con le sue alterazioni. Prospettiva interessante per la speranza di allargare le possibilità diagnostiche ai primi stadi di patologie talvolta molto gravi, ma in quella fase ancora curabili. L’eventuale risultato sarebbe inoltre ancor più apprezzabile, vista la metodica indolore seguita per ottenerlo, a fronte delle invasive biopsie epatiche, attualmente imprescindibili.

    Ettore Zecchino

    Le nuove, avanzate frontiere, raggiunte dalla ricerca scientifica grazie ai progressi di una nuova disciplina, sono al centro del seminario Quo vadis Bioinformatics? organizzato da Biogem, con la partecipazione di tre ex studenti, oggi ricercatori in altrettanti centri di ricerca europei. L’incontro, presentato dal professore Gennaro Marino, responsabile area Formazione di Biogem, si propone di fare il punto sulle attuali applicazioni di questa scienza in biologia e in medicina, provando a coglierne le prospettive e le sfide nei prossimi decenni. 
    Alla dottoressa Simona Aufiero, Senior Bioinformatic Scientist presso l’Università di Medicina di Amsterdam, è riservato un focus sullo sviluppo di strumenti bioinformatici e modelli di intelligenza artificiale in ambito cardiologico. 
    Fabiola Curion, ricercatrice alla Oxford University, partendo dal suo percorso all’interno della biologia computazionale, ha il compito di raccontare le sfide che attendono i giovani ricercatori che si affacciano allo studio di Big Data e Single Cell Data analysis.
    La bioinformatica come disciplina di mediazione culturale per eccellenza è infine al centro della testimonianza di Carmelo Laudanna, attualmente bioinformatico presso il gruppo Stem Cell and Cancer dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina, a Barcellona.

    Il convegno, in programma nella ormai consueta modalità in streaming, si avvale della partecipazione attiva del vice-direttore scientifico e responsabile del Laboratorio di Bioinformatica di Biogem, Michele Ceccarelli, creatore, nel giro di dieci anni, di una vera e propria scuola di bioinformatica, affermatasi internazionalmente, dagli Stati Uniti all’Europa. La rassegna seminariale di Biogem potrà quindi contare, nei prossimi mesi, sulla partecipazione di altri ex-allievi del professore Ceccarelli, attualmente impegnati in importanti centri di ricerca in Italia e nel mondo.

    Ettore Zecchino

    Una ricerca sull’inibizione di un fattore di trascrizione associato alla regolazione dell’autofagia, chiamato Fosl2, come strategia di protezione dallo scompenso cardiaco, sarà alla base del secondo seminario dedicato da Biogem ai suoi ex alunni. Ne parlerà Mara Stellato, attualmente impegnata in altri settori di ricerca presso la casa farmaceutica AstraZeneca, a Cambridge, già laureata in Scienze e Tecnologie Genetiche nel centro di ricerca irpino, e dottorata all’ospedale di Zurigo.

    Il convegno verterà, in generale, sullo scompenso cardiaco, ovvero l'incapacità del cuore di contrarsi (sistole) e/o di rilasciarsi (diastole) in maniera adeguata a fornire ossigeno ai tessuti e agli organi. L’attenzione sarà posta, in particolare, sulla fibrosi del miocardio, una condizione patologica caratterizzata dalla presenza di tessuto cicatriziale, che rende la muscolatura più rigida e meno contrattile. Di qui la necessità di approfondire il ruolo dei fibroblasti, la cui iperattivazione è all’origine di questo squilibrio, determinato dalla produzione di un eccesso di fibre di collagene. 
    Gli studi di Mara Stellato, nell’ambito della ricerca all’Università di Zurigo, mostrano, in particolare, che l’attivazione dei fibroblasti cardiaci è causata in parte da autofagocitosi o autofagia, un meccanismo di rimozione selettiva di componenti citoplasmatici danneggiati, che ne permette la degradazione e il riciclo. Bloccando il marcatore Fosl-2, il processo dell’autofagia si riduce, così come l’attivazione dei fibroblasti, proteggendo il miocardio dalla formazione di tessuto cicatriziale. Seguendo questa strada potrebbe quindi ridursi il rischio di scompenso cardiaco, una patologia che attualmente affligge circa 23 milioni di persone nel mondo. 
    Il seminario, dopo i saluti del presidente di Biogem, Ortensio Zecchino, sarà introdotto dal professore Giuseppe Pacileo, direttore dell’Unità Scompenso cardiaco e cardiologia riabilitativa presso l’Ospedale Monaldi di Napoli, e si avvarrà anche della testimonianza di un paziente. A fare gli onori di casa, il professore Geppino Falco, responsabile del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo a Biogem.

    Ettore Zecchino

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